ricci

Ma in che mondo siamo... (Sulle tracce del Ca De)

E' il riccio, la membrana coperta di spine disposte verso l'esterno, ciò che dà nome e caratterizza la realtà nella quale viviamo.
Questa membrana, proprio per come è costituita, è addetta alla difesa di quel frutto che tutti noi conosciamo come castagna.

E' noto quanto i nostri boschi in Val Bisagno siano ricchi di alberi di castagno, alberi che ogni autunno lasciano cadere i loro frutti nel sottobosco dei nostri pendii.
Personalmente, ho indelebile il ricordo di quando ero bimbo, quando mio padre mi portava ogni tanto nei boschi di San Rocco di Struppa. Erano passeggiate lunghe ma gratificanti, durante le quali raccoglievamo tante castagne che chiedere “Quante?” era una domanda difficile alla quale dare risposta...
E raccogliere quelle ancora protette dal loro involucro di spine era un tabù; mio padre temeva che mi pungessi o che si pungesse poi lui. Perchè nascondeva un profondo rispetto per le leggi della natura, per cui la castagna ancora difesa dalla sua membrana era prematuro e fuori tempo per essere portata a tavola?
Preferivamo lasciare la castagna ancora al chiuso, al suo destino.

Le versioni che spiegano il motivo per cui i pendii sopra Molassana, nella porzione racchiusa tra la zona del Pino cosiddetta e il rio Geirato vengono riconsciute come Ca De Rissi sono molte, e parzialmente plausibili, molte storicamente poco avvallate.
E sono talmente tante e disomegenee da creare molta confusione al ricercatore che mira a certezze da raccontare.
La versione più lontana dalla verità è quella secondo cui nel 1600 una nobile famiglia fiorentina abbia trasferito nella zona le proprie attività, legate principalmente al commercio del sale, la Val Bisagno era una direttrice importamte in questo senso, fuungendo da raccordo tra Comuni e successiavamente Signorìe e la Val Padana; parliamo della famiglia Ricci (Rissi in genovese).
Di nobili Signori forestieri frequentatori della zona si hanno anche altre notizie, ma nessuna certifica con certezza la paternità data alle alture di Genova Molassana, sponda Pino.
Molto più plausibile ricondurre l'origine del nome Ca De Rissi a qualcosa di endemico, di tutto nostro.

Nel museo sulla storia della Val Bisagno sito nella sede del GAU (giovani amici uniti) di Genova Prato una foto rende il quadro della nostra indagine molto più chiara.
La foto di un molino per la produzione della farina di castagna avvalla il collegamento tra l'enorme disponibiltà di castagne nella valle e il nome di quella porzione della stessa.
L'abbondanza di ricci ammassati successivamente alla raccolta attorno a quel molino, ci porta a certificare che il Rio Ca De Rissi che vi scorreva affianco e che alimentava la struttura per la produzione della farina sia all'origine del nome della nostra società.

Il rio ancora oggi scorre verso il torrente Geirato, che ne decreta lo sfogo. Mentre del molino battezzato come origine del nome è disponibile una foto vintage presso il Museo del GAU. Come già detto.

bisagno

 

La foce del Ca De Rissi nel Geirato è stata oggetto di manutenzione nello scorso 2015, a seguito dell'alluvione del 2014.
Contestualmente fu rivista la copertura del rio all'altezza del Passo Ca De Rissi, esondato durante l'evento; da una copertura che alternava grate a cementificazione, ne fu realizzata una totalmente in cemento.

passo caderissi

rio caderissi

A monte della foce, come si vede nella foto alla vostra destra, furone fortificati gli argini in cemento armato, argini anche rialzati nell'immediatezza di Pino sottano fino al Passo stesso.

Caderissini, quindi siamo figli della nostra valle e delle sue castagne. E che castagne...

Marcello Milletarì

calcio metafora2

Il calcio come metafora della vita è una suggestione romantica avvallata dall'esperienza.

O una dolce illusione dell'esercito di calciofili innamorati che spopolano nelle discussioni più o meno da bar?

“Il calcio fa schifo”, “il calcio è sporco, cosa può insegnare?”, “alla loro età io lavoravo già”, “a che serve se poi mancano di rispetto a tutto e tutti?...” sono le domande più comuni quanto elusive di chi non apprezza questo mondo rispondendo in tal modo nelle discussioni sul valore sociale del calcio. Forse identificando la realtà giovanile con quella professionistica. Errore di fondo.
Sono generalmente persone indifferenti che non comprendendo possono addirittura divenire avverse al nostro universo, forse anche perchè non sono riuscite ad inserirsi quanto e come avrebbero voluto, probabilmente. Insomma, persone che forse potrebbero sentirsi trascurate dal mondo del calcio.

Ai loro occhi appariamo, noi amanti del football, ossessionati oltrecchè assuefatti a un mondo in cui troviamo solo pregi. Magari ciechi di fronte alle loro verità opposte che noi non riconosciamo perchè non esisistono, non perchè ciechi o assuefatti.

Prima di imporre verità assulute dovremmo tutti osservare i nostri ragazzi mentre frequentano le scuole calcio e le attività svolte dalle ASD come il Ca De Rissi ma soprattutto il lavoro immenso che c'è dietro queste attività, nella costante ricerca di coerenza e conformità con i propri principi condivi con i giovani calciatori in primis.


In una seduta d'allenamento, o durante una partita ufficiale, ognuno di noi può o riesce a percepire ciò che può o vuole.
Personalmente, a chi stigmatizza il valore del calcio giovanile nel modo descritto, trovo difficile trasmettere ciò che vedo e sento io.

Da piccolissimo, un bimbo impara a saltare un asticella e forse un giorno saltarà qualche ostacolo con più autorevolezza.
E dribblando sempre meglio i cinesini forse eludere, un giorno, meglio un nemico.
Deviando una palla decisiva per gli avversari o sottraendola, salvarà qualcosa o rimedierà con più efficacia a situazioni e imprevisti.
E cadendo e rialzandosi, forse, imparerà l'arte di sopportare il dolore...che nella vita è un essenziale fabbisogno.

Questo vedo io...

Marcello Milletari

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Il 2 Giugno scorso l'ASD Ca De Rissi SG ha aggiunto un importante tassello al mosaico della preparazione della prossima stagione calcistica dei suoi ragazzi, facendo visita a Cerreto Alpi, paese sito perfettamente nel punto d'incontro della Liguria, della Toscana e dell'Emilia.

Il paese sarà la sede del prossimo ritiro estivo di tutte le nostre leve, a partire dai più piccoli (leva 2013) fino a quella dei più grandi (leva 2005).

Il tutto si svolgerà nelle due settimane a cavallo tra Agosto e Settembre dell'estate appena arrivata.

Sorto in epoca medievale, fu costruito attorno ad un roccione che oggi accompagna la Chiesa parrocchiale in quadro naturalistico incantevole. Di primo acchitto sembra concepito per nascondersi o per nascondere; in effetti il paese sembra sedersi rilassato con la schiena poggiata sul roccione, ad una posizione geografica che comunque ne nasconde la vista finchè non ci si arriva.

Della Chiesa parrocchiale (intitolata a San Giovanni Battista) si hanno le prime menzioni dal 1600 ma è consolidata la certezza delle sue origini ben più datate. Appartiene a lei la struttura, il centro dove i nostri ragazzi pranzeranno e riposeranno.
La struttura fu in passato stalla per i mezzadri, mentre con lo svuotamento nel '900 (quando gli stessi abbandonarono per trasferire le loro attività prevalentemente in Maremma) divenne un vero e prorio asilo estivo. Ed ad oggi conserva tutte le caratteristiche adatte al convivio di decine di ragazzi e ragazze.

Dai primi anni novanta Cerreto fu anche paese di carbonai; qui si produceva carbone che veniva poi venduto nei grossi centri limitrofi, da La Spezia a Reggio Emilia a Livorno. E ancora oggi è il legno il protagonista delle attività di questo piccolo centro che ne produce per venderlo dando linfa ad un'economia volubile, alimentata solo da impieghi stagionali.
Impieghi che danno i loro risultati sostanzialmente in estate grazie ad un altro centro importante della zona, quello di Cerreto Laghi, stupenda zona a monte frequentata moltissimo da escursionisti e motoclisti di passaggio o da chi cerca tranquillità e relax.

Nella stagione invernale, invece, le piste da sci sopra il paese sostuiscono i laghi nel sostentare l'economia locale e rendendo la zona appetibile per gli appassionati di sport invernali. E sono molti i residenti che, a seconda della stagione, danno il loro contributo in un modo o nell'altro.
Una di queste è Ileana Furloni, che nella zona si è trasferita circa tre anni fa, per amore, e con amore ha lavorato per questa realtà.

Ileana, genovese come il marito anche lui trasferitosi, dallo scorso Febbraio gestisce il Circolo Ricreativo Cerreto Alpi insieme al socio Davide.
Come tutti i circoli ricreativi sparsi per l'Italia anche questo circolo si pone come punto di riferimento di questa piccola realtà che conta meno di 60 abitanti. Aggregazione, comunione, confronto ma non solo.
Spaccio di generi alimentari, servizio essenziale in un contesto isolato e nascosto come quello del Cerreto, lontano anche da centri piccoli comunque autosufficienti.
E dalle parole scambiate con lei è emerso che il servizio di spaccio di generi di prima necessità è tutt'oggi in fase aggiornamento, con lo spostamento dell'area di stockaggio in una zona del circolo più ampia e immediata.

Quando Ileana prese in carico la gestione del Circolo, questo fu ristrutturato; a testimonianza della simbiosi in essere tra la struttura e la cittadinanza il lavoro fu eseguito dai cittadini stessi, senza oneri, ...perchè questa è la loro casa.

Manca solo un sogno da realizzare per i due soci del Circolo, quello di rendere il luogo un hub di servizi. Sarebbe un enorme passo in avanti per una realtà piccola, isolata e nella bassa stagione popolata prevalentemente da persone anziane con difficoltà di spostamento. Spesa a domicilio, assistenza generale, servizi in delega presso altri Comuni (e rispettive ANAGRAFE).

INSOMMA...

A Cerreto Alpi c'è tutto, per grandi e piccini, per mamme e papà. Un contesto perfetto per un ritiro o un po' di relax.
E allora questo magnifico luogo vi aspetta, quando si voglia, ancora di più tra il 22 Agosto al 5 Settembre prossimi.

Marcello Milletarì 

 

 

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